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Il nuovo processo societario. Volume II°

Editore
Zanichelli
Autori
Chiarloni Sergio
Categoria
Diritto
Pagine
876
Pubblicato
Ottobre 2008
Codice ISBN
9788808143785
Prezzo di listino
114,00
a Voi riservato
€ 108,30
Promozione

Descrizione

A distanza di quattro anni esce la seconda edizione de Il nuovo processo societario a cura di Sergio Chiarloni. L’opera, che già conobbe straordinario successo, è fortemente arricchita sotto il profilo contenutistico, tanto da essere ora fisicamente divisa in due volumi, con 500 pagine in più rispetto alla prima edizione.

Il lavoro di revisione e arricchimento è stato condotto seguendo tre direttive:

dare conto delle novità legislative nel frattempo intervenute. Oltre al commento dell’art. 70 ter disp. att. c.p.c., che ha conferito alle parti la facoltà di optare per il rito societario per tutte le controversie ordinarie, il lettore troverà un commento del recentissimo art. 140 bis del codice del consumo in tema di azione collettiva risarcitoria (la c.d. class action), non limitato alle immediate connessioni ivi introdotte con la disciplina della conciliazione societaria, ma esteso ai principali problemi interpretativi posti dal nuovo istituto;
analizzare le linee di tendenza del diritto vivente con l’esame della quasi totalità della giurisprudenza edita. Una Tavola della giurisprudenza citata facilita l’orientamento su un’esperienza applicativa che ha dato luogo a numerosi contrasti tra i giudici di merito, soprattutto con riferimento al processo con pluralità di parti. Si può senza dubbio affermare che l’attenzione sistematica al dato giurisprudenziale post-riforma costituisce l’elemento saliente dell’opera: sono circa 650 le sentenze e decisioni successive alla riforma che vengono citate, prese in esame ed organicamente calate nei due volumi; 360 di esse sono sentenze di merito.
controllare le soluzioni offerte nella prima edizione ai problemi di ricostruzione e interpretazione della normativa alla luce del vasto insieme di ulteriori contributi dottrinali oggi disponibili.

Tomo II

957 Titolo IV

Del procedimento in camera di consiglio

Capo I

Disposizioni generali

Introduzione ai procedimenti camerali in materia societaria

1. Introduzione, p. 957 2. Procedimenti in camera di consiglio e giurisdizione volontaria,

p. 963 3. La scelta sistematica del legislatore del 1942, p. 964 4. Revisioni e critiche al

sistema della «giurisdizione volontaria», p. 971 4.1. Giurisdizione volontaria e giurisdizionec.d. «a contenuto oggettivo»,

p. 971 4.2. Giurisdizione volontaria; procedimenti camerali

«unilaterali» e «plurilaterali», p. 975 4.3. Una recente critica al concetto di «giurisdizione

volontaria» o «non contenziosa», p. 976 5. Modello camerale e situazioni tutelabili,

p. 983 6. Il procedimento camerale in materia societaria, la sua inattitudine al giudicato e ilsignificato dell’art. 32, d.lgs. 5/2003, p. 990 6.1. Alcune fattispecie particolari. Lo scioglimento

giudiziale della società (art. 2485 c.c.) e la nomina giudiziale del liquidatore (art.

2487 c.c.), p. 995 6.2. (Segue): l’esecuzione delle delibere «nonostante l’opposizione» nel

caso dell’art. 2447 quater c.c. e negli altri casi elencati dall’art. 33, d.lgs. 5/2003. L’art. 2409

e l’art. 2476 c.c. Gli artt. 2275, cpv., e 2487, 4° co., c.c., p. 1000 6.3. Le statuizioni sullespese e quelle «a contenuto processuale»,

p. 1007 6.4. Considerazioni «a margine» relative

ad alcuni procedimenti sanzionatori, p. 1009 7. La distinzione fra procedimenti camerali«unilaterali» e «plurilaterali»,

p. 1010 7.1. Precisazioni sul principio distintivo; perplessità

sulla tecnica adoperata negli artt. 29 e 33, d.lgs. 5/2003, p. 1013

1016 Articolo 25

Forma dell’atto introduttivo e giudice competente

1. Competenza, p. 1016 2. Instaurazione del contraddittorio con il pubblico ministero,

p. 1021 – 3. Difesa tecnica nei procedimenti plurilaterali (e nei procedimenti unilaterali),

p. 1023 – 4. Composizione del tribunale nei procedimenti plurilaterali (e in quelli unilaterali),

p. 1027 – 5. (Segue): conseguenze dell’erronea composizione del tribunale, p. 1029

1032 Articolo 26

Forma ed efficacia del provvedimento

1.
Efficacia immediatamente esecutiva del provvedimento finale, p. 1032 2. Sul termine«acceleratorio» per la definizione del procedimento, p. 1035 3. Stabilità del provvedimento

finale. Limiti alla riproposizione dell’istanza respinta; limiti alla modifica e revoca del decreto

di accoglimento dell’istanza, p. 1037 3.1. Premessa, p. 1037 3.2. Le condizioni perriproporre l’istanza respinta: contenuto e limiti,

p. 1042 3.3. Il rigetto «in rito» e la riproponibilità

dell’istanza, p. 1045 3.4. La revoca/modifica del decreto di accoglimento. I limiti,

p. 1046 – 3.5. (Segue): legittimazione a chiedere la revoca/modifica del provvedimento,

p. 1048 – 3.6. Il contraddittorio «obbligato» nel procedimento di revoca/modifica, p. 1050

3.7. Sulla salvezza dei diritti acquisiti dai terzi, p. 1051

1053 Articolo 27

Reclamo

1.
L’inciso che apre il 1° co.: sul richiamo ex lege alle ipotesi di provvedimento non soggetto

a reclamo, p. 1053 2. Legittimazione a reclamare, p. 1054 3. Termine per proporre il reclamo,

p. 1056 4. Il provvedimento oggetto del reclamo, p. 1057 5. Competenza e composizione

del giudice del reclamo, p. 1060 6. L’attività svolta in sede di reclamo. In generale,

p. 1061 – 7. La eventuale sospensione dell’efficacia del provvedimento reclamato,

p. 1062– 8. La decisione del reclamo. Conferma del provvedimento reclamato, p. 1064

9. (Segue): revoca e modifica del provvedimento reclamato, p. 1065 10. Revoca o modifica

del provvedimento reso dal giudice del reclamo, p. 1066 11. «Niente di nuovo» sul fronte

del reclamo incidentale, p. 1068

1071 Capo II

Del procedimento

Sezione I

Del procedimento in confronto di una parte sola

Articolo 28

Fissazione dell’udienza per l’audizione della parte

1.
Il procedimento nei confronti di una parte sola, p. 1071 2. L’istruttoria, p. 1076 3. La

notificazione del ricorso agli altri interessati, p. 1077

1081 Articolo 29

Ambito di applicazione

1. Ambito di applicazione, p. 1081

1085 Sezione II

Del procedimento in confronto di più parti

Articolo 30

Fissazione dell’udienza e notificazione alle parti resistenti

1.
Differenze rispetto alla disciplina del procedimento unilaterale, p. 1085 2. L’instaurazione

del contraddittorio, p. 1086 3. L’attività consistente nell’«assumere le informazioni»,

p. 1088

1092 Articolo 31

Pronuncia con decreto

1.
Introduzione. Cenni al dibattito sui provvedimenti camerali provvisori, p. 1092 2. L’iniziativa

del procedimento d’urgenza, p. 1094 3. L’istanza e la decisione: alcuni problemi dicoordinamento,

p. 1095 4. Natura dei termini stabiliti dall’art. 31, p. 1096 5. I presupposti

per la concessione del provvedimento, p. 1097 6. Decreto presidenziale e successivocontrollo del collegio,

p. 1098 7. Il contenuto del provvedimento, p. 1100 8. Non reclamabilità

del provvedimento collegiale, p. 1101 9. Considerazioni sulla non applicabilitàdell’istituto ai procedimenti unilaterali,

p. 1101 10. Rilievi sull’ambito di applicazione dell’art.

31. Il suo improbabile coordinamento con l’art. 2409 c.c., p. 1102

1105 Articolo 32

Prosecuzione del procedimento nelle forme del rito ordinario

1. Premessa, p. 1106 1.1. La scelta operata con l’art. 32, p. 1106 1.2. La ratio dell’istituto,

p. 1108 2. La «questione pregiudiziale» enucleata dall’art. 32, p. 1113 3. La «prosecuzione

» del procedimento nelle forme degli artt. 2 ss. e i problemi connessi, p. 1115

3.1. Sulla portata precettiva della previsione, p. 1116 3.2. Sulle ragioni che possono fondarela modifica/revoca di cui all’art. 32, p. 1119 3.3. Sulla coincidenza fra il giudice della

causa pregiudiziale e quello chiamato a pronunciare sulla modifica/revoca del provvedimento

camerale, p. 1120 3.4. Sui limiti cronologici del potere di modifica/revoca in capo al giudicedella cognizione piena,

p. 1121 3.5. Sulla operatività dell’art. 32 nel caso di rigetto del

ricorso, p. 1122 3.6. Le «informazioni» assunte nel procedimento camerale e i limiti alla loroacquisizione nel giudizio

ex artt. 2 ss. d.lgs. 5/2003, p. 1123 3.7. Le conseguenze della

mancata instaurazione della causa pregiudiziale, p. 1125 3.8. «Prosecuzione» del procedimentoe accertamenti incidentali

ex lege, p. 1126 3.9. Potere di modifica e revoca ex art.

32, 3° co., e giudizio di reclamo, p. 1127 4. Sulla non applicazione dell’istituto ai procedimenti

camerali unilaterali, p. 1128 5. Conservazione del decreto camerale in caso di estinzione,

p. 1130 – 6. La «questione pregiudiziale» nell’ipotesi prevista dal 4° co., p. 1131

1134 Articolo 33

Ambito di applicazione

1.
Premessa, p. 1134 2. I richiami agli artt. 2447, 2° co., c.c.; 2437 quater, ult. co., c.c.;

2503, 2° co., c.c.; 2487 ter, 2° co., c.c. e 2500 novies, 2° co., c.c., p. 1135 3. Sul riferimen-

to ai «casi analoghi», in generale, p. 1141 4. Il richiamo all’art. 2409 c.c., p. 1142 5. Il richiamo

all’art. 2275 c.c., p. 1146 6. Alcuni «casi analoghi», p. 1147

1151 Titolo V

Dell’arbitrato

Articolo 34

Oggetto ed effetti di clausole compromissorie statutarie

1.
La legge delega ed i precedenti storico-sistematici, p. 1152 2. La collocazione sistematica

delle norme in esame, p. 1156 2.1. Se la nuova disciplina sostituisca in blocco quellaprecedente,

p. 1156 2.2.1. Se la nuova disciplina riguardi le clausole compromissorie preesistenti;

gli artt. 809 e 810 c.p.c. non consentono la soluzione del problema, p. 1157 2.2.2.

Le ragioni per cui le clausole preesistenti sono valide, p. 1160 2.3. Se le clausole compromissorie

introdotte dopo la nuova legge possano prevedere un arbitrato di diritto comune,

p. 1165 2.4. La possibile coesistenza di clausole compromissorie di diritto comune e di

nuovo tipo, p. 1167 2.5. L’esclusione o meno del compromesso dall’ambito dei negozi lecitio dall’ambito di applicazione della nuova normativa,

p. 1168 3. Le modalità di introduzione

nell’atto costitutivo della clausola compromissoria, p. 11723.1. Le nuove regole,

p. 1172 3.2. Le questioni cui danno luogo le nuove regole in tema di introduzione della

clausola compromissoria, p. 1174 4. I limiti oggettivi di operatività del nuovo arbitrato, datidal carattere societario delle materie sottoposte alla nuova disciplina,

p. 1176 5. I limiti

oggettivi dati dal tipo di lite devoluta agli arbitri p. 1178 5.1. La situazione preesistente allariforma,

p. 1178 5.2. L’insoddisfazione per gli orientamenti della giurisprudenza, motivati

con la presenza di interessi diversi da quelli delle parti, p. 1183 5.3. …ovvero con la

presenza di norme inderogabili, p. 1185 5.4. Le finalità e gli effetti dell’intervento legislativo,

p. 1186 5.5. I limiti oggettivi alla luce delle nuove norme, p. 1187 5.6. Il limite oggettivo

per le controversie ove è obbligatorio l’intervento del P.M. e gli altri limiti oggettivi

desumibili dal sistema, p. 1190 6. I limiti soggettivi dell’applicabilità della nuova normativa,

p. 1191 – 6.1. Le società che ne possono usufruire, p. 1191 6.2. Gli amministratori,

p. 1193 6.3. I limiti soggettivi alla luce dell’art. 34, 3° co., p. 1196 6.4. I soci divenuti tali

in forza di atti invalidi e la loro posizione, anche sotto il profilo costituzionale, p. 1199

7. La nomina degli arbitri, p. 1200 7.1. La ratio della previsione del ruolo del terzo,

p. 1200 – 7.2. La nullità, p. 1203 7.3. La scelta del terzo da parte della società, p. 1205

7.4. L’istanza al terzo di nomina degli arbitri e gli altri passaggi procedurali, p. 1207

7.5. La nomina ad opera del presidente del tribunale, p. 1209

1211 Articolo 35

Disciplina inderogabile del procedimento arbitrale

1.
Introduzione e questioni generali, p. 1212 2. Il deposito presso il registro delle imprese

della domanda di arbitrato, p. 1212 2.1. Le caratteristiche generali, p. 1212 2.2. La necessitàdi estendere l’operare della norma, in senso soggettivo,

p. 1214 2.3. La necessità di

estendere l’operare della norma, in senso oggettivo, p. 1215 2.4. Le conseguenze del ritardo

o della mancanza del deposito della domanda, p. 1216 3. L’intervento di terzi nell’arbitrato,

p. 1218 3.1. La situazione preesistente, p. 1218 3.2. I limiti all’intervento nel nuovo

tipo di arbitrato; i soggetti che possono intervenire, p. 1222 3.3. Il rapporto fra la normasull’arbitrato endosocietario ed il nuovo art. 816 quinquies c.p.c.,

p. 1224 3.4. Le facoltà e

gli oneri di coloro che realizzano l’intervento, p. 1226 3.5. L’intervento ed i poteri degli arbitri,

p. 1227 4. Le questioni pregiudiziali non compromettibili, p. 1231 4.1. La prima

parte dell’art. 35, 3° co., p. 1231 4.2. La seconda parte della norma; l’impugnazione del lodo

che si pronunci in tema di questioni pregiudiziali non compromettibili, p. 1237 5. L’efficacia

ultra partes del lodo, p. 1238 6. L’arbitrato endosocietario e l’assimilazione dell’arbitrato

irrituale all’arbitrato rituale sotto il profilo della tutela cautelare, p. 1241 7. La sospensione

dell’efficacia della delibera assembleare impugnata innanzi agli arbitri, p. 1242

7.1. Considerazioni generali, p. 1242 7.2. Il significato da attribuire all’inciso «sempre»,

p. 1245 – 7.3. Il potere cautelare degli arbitri e quello dell’autorità giudiziaria, p. 1247

8. L’art. 35 e l’arbitrato irrituale, p. 1250

1254 Articolo 36

Decisione secondo diritto

1257 Articolo 37

Risoluzione di contrasti sulla gestione di società

1.
Il campo di applicazione dell’art. 37, d.lgs. 5/2003: la ragione dell’esclusione delle s.p.a.,

delle società in accomandita per azioni e delle cooperative, p. 1257 2. (Segue): l’estensionedell’art. 37, d.lgs. 5/2003, alle società di persone,

p. 1260 3. L’applicabilità dell’«arbitrato

gestionale» alle s.r.l., p. 1264 4. I problemi di costituzionalità dell’art. 37, d.lgs.5/2003,

p. 12665. La natura dell’istituto, p. 1267 6. La clausola per «arbitrato gestionale

», p. 1276 7. Il procedimento, p. 1278 8. I poteri degli arbitratori ed i rapporti con la responsabilità

degli amministratori, p. 1280 9. La decisione, p. 1283 10. I riesami, p. 1285

11. Considerazioni conclusive: estensibilità dell’art. 37, d.lgs. 5/2003, per regolare altre situazioni

di deadlock?, p. 1287

1289 Titolo VI

Della conciliazione stragiudiziale

Articolo 38

Organismi di conciliazione

1. Note introduttive, p. 1289 2. Le esigenze a base dell’intervento legislativo, p. 1290

3. Le varie discipline in materia di conciliazione, p. 1293 4. Le linee generali della conciliazione

societaria, p. 1297 5. Gli organismi di conciliazione, p. 1300

1303 Articolo 39

Imposte e spese. Esenzione fiscale

1. L’esenzione fiscale, p. 1303 2. Le indennità per gli organismi di conciliazione, p. 1306

1307 Articolo 40

Procedimento di conciliazione

1.
Il procedimento di conciliazione, p. 1308 2. Il verbale di definizione del procedimento

di conciliazione, p. 1311 3. Gli effetti dell’istanza di conciliazione, p. 1316 4. I rapporticon l’eventuale successivo giudizio,

p. 1319 5. Il tentativo di conciliazione previsto in via

convenzionale, p. 1323

1327 Titolo VII

Norme transitorie e finali

Articolo 41

Disciplina transitoria

I. LA DISCIPLINA, p. 1327 1. La regola dell’applicabilità del nuovo rito solo alle nuove pendenze,

p. 1327 – 2. L’eccezione delle norme sul procedimento cautelare lite pendente,

p. 1329 3. La trattazione congiunta di cause di vecchio e di nuovo rito, p. 1331 4. Le modifiche

statutarie relative a clausole compromissorie: le cooperative, p. 1333 5. (Segue): lesocietà di capitali,

p. 1335 6. (Segue): le società di persone, p. 1338 7. (Segue): e gli effetti

del mancato adeguamento, p. 1339 8. Il processo arbitrale, p. 1344 9. La sorte delle

clausole compromissorie nelle società facenti ricorso al mercato del capitale di rischio,

p. 1345 10. L’impugnazione delle delibere assembleari, p. 1346 11. La denuncia di gravi

irregolarità nella gestione, p. 1349 II. LA GIURISPRUDENZA, p. 1351 12. L’arbitrato: le societàdi persone,

p. 1351 13. (Segue): l’adeguamento statutario, p. 1352 14. (Segue): l’ultrattività

nel periodo transitorio delle clausole compromissorie non adeguate, p. 1356

15. (Segue): i tre orientamenti sulla sorte delle clausole compromissorie non adeguate,

p. 1359 16. (Segue): la prosecuzione degli arbitrati pendenti, p. 1362 17. (Segue): il problema

dell’arbitrato irrituale in materia societaria, p. 1363 18. L’art. 2409 c.c., p. 1366

1367 Articolo 42

Disposizioni finali

1.
Le statistiche sulla durata dei procedimenti, p. 1367 2. La previsione del monitoraggio

dei tempi in Cassazione, p. 1369 3. L’equa riparazione per l’eventuale eccessiva durata del

processo: la tesi dell’irrilevanza della fase preparatoria, p. 1371 4. (Segue): la sua critica,

p. 1373 5. (Segue): e il nodo cruciale dell’intervallo tra l’istanza di fissazione dell’udienza

e lo svolgimento di quest’ultima, p. 1375

1379 Articolo 43

Entrata in vigore

1.
La ratio della lunga vacatio legis, p. 1379 2. Il difficile apprendimento delle nuove norme

processuali, p. 1380 3. Gli sviluppi: le resistenze al varo della riforma, p. 1382 4. (Segue):e i dubbi di costituzionalità gravanti sul nuovo processo,

p. 1384 5. Le alterne vicende

dell’estensione alla materia industriale, p. 1389 6. L’emanazione di disposizioni correttive

e integrative, p. 1393 7. La conciliazione stragiudiziale societaria: i regolamenti di attuazione,

p. 1395 8. (Segue): l’espansione verso la materia del franchising, dei patti di famiglia,

del risparmio e dei consumatori, p. 1396

Articoli 2378, 2409 e 2471 c.c. (testo aggiornato al d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6 e successive

modifiche)

1399 Articolo 2378

Procedimento d’impugnazione

1.
Premessa, p. 1400 2. La legittimazione a proporre l’impugnativa delle deliberazioni assembleari

ed il rafforzamento del principio maggioritario, p. 1404 3. I termini per la proposizione

dell’azione, p. 1409 4. L’introduzione del procedimento di impugnazione, p. 1412

5. La dimostrazione del possesso di azioni per la legittimazione ad agire dei soci, p. 1416

6. Il trasferimento di azioni nel corso del processo e l’applicazione dell’art. 111 c.p.c.,

p. 1421 7. Il provvedimento di sospensione della delibera impugnata, p. 1424 8. La legittimazione

ad avanzare il ricorso di sospensione della deliberazione impugnata, p. 1429

9. Il ricorso residuale ai provvedimenti d’urgenza ex art. 700 c.p.c., p. 1431 10. L’applicabilità

del rito cautelare uniforme di cui agli artt. 669 bis ss. c.p.c. e di quello «speciale» di cui

all’art. 24, d.lgs. 5/2003, p. 1437 11. Il problema della compatibilità fra il rito cautelare

uniforme e quello speciale dell’art. 24, p. 1440 12. La domanda cautelare di sospensionedella deliberazione impugnata,

p. 1443 13. La competenza per la pronuncia del provvedimento

cautelare fra presidente e giudice «relatore», p. 1443 14. Il provvedimento di sospensionein via d’urgenza,

p. 1446 15. L’udienza di comparizione per la conferma, modifica

o revoca del provvedimento urgente di sospensione, p. 1450 16. I presupposti per lasospensione della deliberazione impugnata,

p. 1456 17. L’ambito di applicazione della

norma sulla sospensione cautelare della deliberazione impugnata, p. 1459 18. La sostituzionedella deliberazione impugnata,

p. 1464 19. La cessazione della materia del contenderea seguito della sostituzione della deliberazione impugnata, p. 1468 20. La raggiunta

conciliazione o la sostituzione o revoca della deliberazione in sede di udienza di comparizione

nel procedimento «cautelare», p. 1472 21. La pronuncia del provvedimento cautelare disospensione da parte degli arbitri,

p. 1476 22. L’estensione degli effetti della pronuncia di

annullamento a tutti i soci, p. 1482 23. La trattazione congiunta delle diverse domande diannullamento,

p. 1484 24. La riunione dei diversi processi di impugnazione relativi alla

medesima deliberazione, p. 1487

1491 Articolo 2409

Denunzia al tribunale

I.
LA DISCIPLINA, p. 1492 1. Delega e decreti di attuazione, p. 1492 1.1. Il doppio intervento

sulla disciplina del controllo giudiziario, p. 1492 1.2. Le modifiche apportate dal decreto«processuale» e da quello «sostanziale»,

p. 1494 1.3. I problemi di costituzionalità e

le prime valutazioni di opportunità, p. 1497 2. Oggetto, p. 1501 2.1. Le conferme sull’ambito

di applicazione, p. 1501 2.2. L’esclusione delle società a responsabilità limitata,

p. 1502 – 2.3. L’inclusione delle società cooperative: i vari tipi di cooperativa, p. 1509

2.4. (Segue): e le particolarità della disciplina, p. 1512 2.5. Le gravi irregolarità nella gestione:

il fondato sospetto, p. 1515 2.6. (Segue): e la potenzialità dannosa per la società,

p. 1517 2.7. (Segue): o per le società controllate, p. 1522 3. Soggetti, p. 1524 3.1. I ricorrenti:

i soci rappresentativi del decimo del capitale nelle società chiuse, p. 1524

3.2. (Segue): il pubblico ministero e i soci rappresentativi del ventesimo del capitale nelle

società aperte, p. 1528 3.3. (Segue): il collegio sindacale, p. 1530 3.4. (Segue): i soci rappresentativi

di quote inferiori al decimo o al ventesimo del capitale sociale, p. 1534

3.5. (Segue): il calcolo della quota del capitale sociale e la perdita nel corso del procedimento

del possesso della quota minima, p. 1534 3.6. (Segue): la Banca d’Italia, l’U.I.C. e la

Consob, p. 1536 3.7. I resistenti: i componenti degli organi amministrativo e di controllo,

p. 1537 3.8. La posizione della società, p. 1539 4. Procedimento, p. 1541 4.1. L’applicabilità

delle norme sul rito camerale societario, p. 1541 4.2. Il giudice competente,

p. 1542 – 4.3. L’atto introduttivo del procedimento, p. 1546 4.4. La difesa tecnica, p. 1547

4.5. La condanna alle spese, p. 1549 4.6. La notificazione del ricorso e del decreto di fissazione

dell’udienza, p. 1551 4.7. L’audizione delle parti e l’assunzione di sommarie informazioni,

p. 1554 4.8. L’ordine di ispezione sull’amministrazione: la sua reclamabilità, p.

1556 – 4.9. (Segue): e il suo divieto nel caso della sostituzione di amministratori e sindaci, p.

1559 – 5. Provvedimenti, p. 1563 5.1. La forma, p. 1563 5.2. I decreti cautelari adottati

inaudita altera parte, p. 1564 5.3. I decreti conclusivi del procedimento: i provvedimenti a

contenuto atipico, p. 1566 5.4. (Segue): la revoca di amministratori e sindaci, p. 1568

5.5. (Segue): e la nomina dell’amministratore giudiziario, p. 1570 5.6. La revoca o modifica,

p. 1571 5.7. (Segue): ed il reclamo, p. 1573 5.8. L’accertamento con efficacia di giudicato

sulle questioni pregiudiziali, p. 1574 6. Ulteriori temi, p. 1575 6.1. L’azione di responsabilitàcontro amministratori e sindaci,

p. 1575 6.2. La non arbitrabilità del procedimento

di denuncia, p. 1578 6.3. Le norme transitorie, p. 1580 II. LA GIURISPRUDENZA,

p. 1583 7. Rapporti con la precedente normativa, p. 1583 7.1. L’efficacia «interpretativa»

della riforma, p. 1583 7.2. (Segue): ma la sua non vincolatività, p. 1584 8. Oggetto,

p. 1584 – 8.1. Le società a responsabilità limitata, p. 1584 8.2. Le società cooperative,

p. 1589 – 8.3. Le irregolarità a danno delle società controllate: la legittimazione attiva,

p. 1590 – 8.4. (Segue): e la legittimazione passiva, p. 1591 8.5. La potenzialità dannosa,

p. 1592 9. Soggetti, procedimento e provvedimenti, p. 1592 9.1. La nomina di un curatore

speciale per la società, p. 1592 9.2. I dubbi di costituzionalità sulla sede legale come foroesclusivo,

p. 1593 9.3. (Segue): e la sentenza di rigetto della Corte Costituzionale, p.

1595 – 9.4. L’obbligo di difesa tecnica, p. 1598 9.5. La condanna alle spese, p. 1598

9.6. I provvedimenti adottati inaudita altera parte, p. 1599 10. Ulteriori temi, p. 1601

10.1. La trasformazione da società per azioni a società a responsabilità limitata, p. 1601

10.2. Il diritto intertemporale: la perdita della legittimazione attiva o passiva, p. 1603

10.3. (Segue): ovvero la perdita dell’interesse a ricorrere, p. 1606

1609 Articolo 2471

Espropriazione della partecipazione

1.
Premessa, p. 1609 2. L’abrogato art. 2480, 1° co., c.c. ed il problema rappresentato dall’individuazionedella natura della quota, p. 1610 3. Le tesi avanzate anteriormente al

d.lgs. 6/2003 per determinare le modalità con le quali espropriare la quota; l’impiego delle

forme del pignoramento presso terzi, p. 1612 4. (Segue): le altre tesi «tradizionali»,

p. 1616 5. (Segue): l’impatto della l. 310/1993 e della l. 580/1993; l’esecuzione del pignoramento

mediante iscrizione nel registro delle imprese, p. 1619 6. Considerazioni sul nuovo

art. 2471 c.c.; l’espropriazione della «partecipazione» e non più della «quota», p. 1621

7. Critica alla tesi che ritiene, ancora oggi, necessario ricorrere agli artt. 543 ss. c.p.c.; la

«notificazione (…) alla società» dell’atto di pignoramento; il contenuto dell’atto di pignoramento,

p. 1624 – 8. Il deposito nel registro delle imprese: legittimazione ed efficacia, p. 1627

9. Il conflitto tra il creditore pignorante ed il terzo acquirente della quota; rapporti tra l’art.

2914, n. 1, c.c. e l’art. 2193 c.c., p. 1629

1633 Legge 6 maggio 2004, n. 129 Norme per la disciplina dell’affiliazione commerciale

(art. 7)

1. Possibilità per le parti di richiamare le norme sulla conciliazione societaria, p. 1633

2. Effetti del richiamo alla procedura dettata dagli artt. 38, 39 e 40, d.lgs. 5/2003, p. 1635

1638 Decreto ministeriale 23 luglio 2004, n. 222 Regolamento recante la determinazione dei

criteri e delle modalità di iscrizione nonché di tenuta del registro degli organismi di conciliazione

di cui all’art. 38 del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 5

1644 Decreto ministeriale 23 luglio 2004, n. 223 Regolamento recante approvazione delle indennità

spettanti agli organismi di conciliazione a norma dell’art. 39 del d.lgs. 17 gennaio

2003, n. 5

1.
La delega contenuta negli artt. 38 e 39, d.lgs. 5/2003, p. 1645 2. Il d.m. 222/2004 sul registro

degli organismi di conciliazione, p. 1646 3. Il d.m. 223/2004 sulle indennità spettanti

agli organismi di conciliazione, p. 1652

1654 Decreto legislativo 28 dicembre 2004, n. 310 Integrazioni e correzioni alla disciplina del

diritto societario ed al testo unico in materia bancaria e creditizia (artt. 1-6)I.

NOTE INTRODUTTIVE, p. 1658 1. I d.lgs. 5 e 6/2003: emanazione, vacatio legis, avvisi di

rettifica, entrata in vigore, p. 1658 2. Il d.lgs. 37/2004 come primo intervento di coordinamentoe modifica,

p. 1661 3. Il d.lgs. 310/2004 come ulteriore intervento di modifica: correzione

di errori formali, tutela del contraddittorio e disciplina del processo multiparti, ficta

confessio, p. 1662 4. (Segue): filosofia minimalista dell’intervento e questioni rimaste irrisolte,

p. 1663 – II. ESAME DEL D.LGS. 310/2004, p. 1668 5. Modifiche all’art. 5, d.lgs.5/2003: il termine per la costituzione del convenuto, p. 1668 6. Modifiche all’art. 7, d.lgs.

5/2003: l’assegnazione da parte del giudice relatore di un termine per repliche necessarie all’attuazione

del contraddittorio e successive alla fase dello scambio delle «ulteriori repliche

», p. 1669 7. (Segue): il termine per lo scambio delle «ulteriori repliche» nel processo

con pluralità di parti, p. 1671 8. Modifiche all’art. 8, d.lgs. 5/2003: la decorrenza dei terminiper la notificazione dell’istanza di fissazione dell’udienza,

p. 1671 9. (Segue): la perdita

di efficacia dell’istanza di fissazione dell’udienza nel processo con pluralità di parti, p. 1673

10. Modifiche all’art. 10, d.lgs. 5/2003: l’effetto di ficta confessio sui fatti non specificamente

contestati determinato dalla notificazione dell’istanza di fissazione d’udienza, p. 1675

11. Modifiche all’art. 17, d.lgs. 5/2003: notificazioni e comunicazioni nel processo con

pluralità di parti, p. 1677 12. Modifiche all’art. 38, d.lgs. 5/2003: organismi di conciliazione,

p. 1678

1679 Decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 Codice della proprietà industriale, a norma

dell’art. 15 della legge 12 dicembre 2002, n. 273 (artt. 134 e 245)1.

Dal progetto Mirone alla delega contenuta nell’art. 16, l. 273/2002, p. 1680 2. L’esercizio

della delega contenuta nell’art. 15, l. 273/2002: l’importazione del d.lgs. 5/2003, p. 1681

3. (Segue): la disciplina transitoria, p. 1683 4. (Segue): i problemi applicativi, p. 1683

5. (Segue): la declaratoria di incostituzionalità, p. 1685 6. (Segue): il ritorno alla vecchia

disciplina, p. 1688

1691 Legge 14 febbraio 2006, n. 55 Modifiche al codice civile in materia di patto di famiglia

(art. 2)

1. Premessa, p. 1691 2. Gli organismi di conciliazione ex art. 38, d.lgs. 5/2003, p. 1692

3. La (non) obbligatorietà del tentativo di conciliazione, p. 1695 4. Il mancato rinvio agli

artt. 39 e 40, d.lgs. 5/2003, p. 1698 5. Dopo il tentativo di conciliazione, p. 1700

1702 Decreto legislativo 8 ottobre 2007, n. 179 Istituzione di procedure di conciliazione e di arbitrato,

sistema di indennizzo e fondo di garanzia per i risparmiatori e gli investitori in attuazione

dell’art. 27, commi 1 e 2, della l. 28 dicembre 2005, n. 262

1. Premessa, p. 1705 2. La conciliazione, p. 1706 3. L’arbitrato, p. 1707

1709 Legge 24 dicembre 2007, n. 244 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e

pluriennale dello Stato (legge finanziaria) (art. 2, commi 445-449)

I. NOTE INTRODUTTIVE, p. 1711 1. Premessa, p. 1711 2. I limiti e le finalità dell’azione,

p. 1713 – 3. L’ambito di applicazione, p. 1716 4. La struttura bifasica del procedimento,

p. 1718 – 5. L’entrata in vigore, p. 1719 II. LA FASE DI ACCERTAMENTO GENERALE O COLLETTIVA,

p. 1721 – 6. Il giudice: la competenza, p. 1721 7. (Segue): la giurisdizione, p. 1723

8. Le parti: la legittimazione attiva, p. 1723 9. (Segue): la legittimazione passiva, p. 1727

10. La procedura: il giudizio di ammissibilità dell’azione, p. 1729 11. (Segue): la prosecuzione

del processo, p. 1732 12. La sentenza: l’efficacia nei confronti delle parti e degli aderentiall’azione,

p. 1734 13. (Segue): il contenuto, p. 1735 III. LA FASE DI ACCERTAMENTO

INDIVIDUALE E DI LIQUIDAZIONE, p. 1738 14. L’accordo mancato: la via giudiziaria, p. 1738

15. (Segue): i riti da seguire, p. 1740 16. L’accordo per accettazione della proposta della

parte convenuta: la forma, p. 1741 17. (Segue): i termini, p. 1742 18. L’accordo all’esito

dell’accesso ad una camera di conciliazione ad hoc: la costituzione dell’organo, p. 1745

19. (Segue): il verbale di conciliazione, p. 1747 20. L’accordo all’esito dell’accesso ad un

organismo di conciliazione ex art. 38, d.lgs. 5/2003, p. 1750

1753 Indice bibliografico

1823 Tavola della giurisprudenza citata (post riforma)