L'Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie "Massimo Severo Giannini", nato nel 1971 con l'istituzione delle Regioni ordinarie, è il più importante centro di ricerca pubblico italiano e tra i più rilevanti a livello europeo sui temi del regionalismo, federalismo e autonomie nei sistemi costituzionali contemporanei.
Struttura di tipo multidisciplinare, segue sistematicamente l'esperienza regionale e la dimensione territoriale delle politiche pubbliche nel contesto dell'integrazione europea e dell'interdipendenza globale, con competenze nelle materie del diritto pubblico, delle scienze economico-finanziarie e delle scienze politiche.
L'lssirfa-CNR ha già pubblicato sei rapporti sullo stato del regionalismo in Italia. Questo è il secondo rapporto pubblicato dal Sole 24 Ore.
I rapporti hanno una funzione valutativa dei sistemi complessi e, se svolti a scadenze temporali costanti, consentono di cogliere i cambiamenti e le tendenze in atto.
Un apparato sofisticato, com'è il regionalismo italiano, ha richiesto una particolare cura e attenzione nella raccolta dei dati e nella loro elaborazione, avvenuta anche grazie al contributo delle Giunte regionali e alla consolidata collaborazione con i Consigli Regionali.
Il contesto e l'esperienza da cui nasce il Rapporto del Sole 24 Ore, perciò, consentono di contribuire alla ricerca di un assetto ottimale dell'ordinamento territoriale della Repubblica. Infatti, la comprensione della distribuzione dei poteri e dell'articolazione delle competenze tra livelli di governo, della centralità della dimensione territoriale dei fenomeni (riconosciuta anche dalle istituzioni comunitarie) e la conoscenza della natura giuridica dell'ordine del mercato nazionale e globale sono imprescindibili per gli operatori economici, pubblici e privati, e appaiono necessarie alla costruzione della coesione sociale ed economica e di una società inclusiva e innovativa.
Il Rapporto assume altresì un significato peculiare come strumento di valutazione della dimensione territoriale e regionale. In tal senso, gli elementi che costituiscono la griglia per la sua redazione riguardano: le tendenze delle politiche regionali esaminate; l'individuazione delle best practices; la possibilità di definire regioni che possono fungere da benchmark; le eventuali scelte o modelli particolari praticati dalle Regioni.
Il Rapporto, oltre a un contributo che introduce a considerazioni e valutazioni di carattere generale, si compone di 13 capitoli ed è diviso in 4 parti: la prima riassume i dati generali sull'attività, l'organizzazione e la spesa regionale; la seconda esamina le principali politiche regionali; la terza le relazioni istituzionali nazionali e sovranazionali; la quarta, infine, le tendenze, i dibattiti e le proposte di riforma.
I capitoli del Rapporto coprono per intero la problematica del regionalismo e toccano, oltre alle relazioni istituzionali e finanziare, le politiche pubbliche regionali: quelle più tradizionali, come la sanità e i servizi sociali, e quelle che hanno conquistato una loro visibilità di recente e nelle quali l'apporto delle Regioni è stato determinante, come l'ambiente e i beni culturali, l'energia, le politiche sulle migrazioni, l'innovazione e il trasferimento tecnologico. Una peculiare considerazione è stata data alle politiche attive rivolte alle attività produttive (agricoltura, turismo, commercio, industria, artigianato), comprese le misure di sostegno che le Regioni, sia pure con difficoltà, continuano a erogare.